domenica 7 marzo 2010

J.A. Barbey d'Aurevilly - Le diaboliche [1874]


"Le diaboliche" è indubbiamente l'opera più rappresentativa della singolare personalità di Barbey d'Aurevilly: le creature dello scrittore francese, perverse e attraenti, mostruose e adorate, sono descritte con il compiacimento di chi, lasciando trapelare ovunque desiderio e voluttà, attribuisce importanza erotica a ogni dettaglio, e i suoi eroi, dandy stanchi e delusi, implacabilmente caustici, sono abbagliati come lui dall'eleganza, dalla raffinatezza, dal lusso e da tutti i godimenti dei sensi. Con assoluta, cattedratica intransigenza, Barbey lascia esplodere in questi racconti tutto il suo livore antidemocratico di uomo nostalgico, esasperato, scontento del mondo in cui vive, agitato dall'intimo contrasto tra una morale rigidamente cattolica e un gusto indomabile per le situazioni e i sentimenti morbosi, tra l'intransigente fede monarchica e un'invincibile tendenza a fare dell'aristocrazia il teatro delle perversità più raffinate e tortuose.

Le diaboliche (Classici)

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